«Ho conosciuto la mafia nel cantiere Tav di Reggio Emilia». Parla il pres. della Camera di Commercio Bini

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Per la prima volta, Enrico Bini racconta in modo dettagliato quello che lui definisce «il suo primo contatto con la malavita organizzata in Emilia». Ci troviamo nel cantiere del Treno ad Alta Velocità di Reggio Emilia. Dal 2001 al 2005. E Bini, non ancora presidente della Camera di Commercio di Reggio, ricopriva il ruolo di responsabile commerciale di Transcoop. Il general contractor Cepav Uno gli aveva assegnato la gestione del trasporto degli inerti e del movimento terra nella tratta che va da Fontana di Rubiera a Ponte Taro. Ovvero tutta la linea Tav della provincia di Reggio Emilia.

«Sono entrato in contatto -racconta Bini- con personaggi che sono arrivati a Reggio proponendosi con prezzi interessanti e con una grossa disponibilità di mezzi. Nella tratta in cui ho lavorato operavano da 120 a 130 camion al giorno». E poi un giorno «da Bologna (dalla Prefettura, ndr) ci è arrivato l’ordine di staccare un’impresa che era arrivata a Reggio con una quindicina di mezzi perché era sotto inchiesta per infiltrazioni mafiose. E questa società operava nel cantiere reggiano della Tav già da un anno e mezzo».

 

Introduzione di Giulia Domenichini e intervista di Elia Minari, entrambi della redazione di Cortocircuito, giornale studentesco indipendente di Reggio Emilia.

 

 

(3 Settembre 2012)