Una barba di ingiustizia

Sono passati 21 anni. Era il 5 agosto 1989, giorno in cui l’agente Nino Agostino e la moglie Ida vennero uccisi davanti all’abitazione della famiglia Agostino da uomini-bestie mafiosi. Nino era un poliziotto “scomodo” a Cosa nostra, poiché aveva scoperto fatti relativi all’attentato fallito destinato a Giovanni Falcone all’Addaura.

Dopo 21 anni cosa è rimasto? Disperazione, dolore, tristezza e angoscia per la perdita di Nino e Ida, ma soprattutto rabbia: giustizia non è stata fatta, gli assassini e i mandanti dell’omicidio sono ancora liberi e sul caso è stato apposto il segreto di Stato. Quel giorno la famiglia si era ritrovata per festeggiare il compleanno della sorella di Nino e, quella che doveva essere una giornata serena, si trasformò in tragedia quando Nino e Ida uscendo di casa furono colpiti dai proiettili dei mafiosi che scapparono via infami e contenti.

I genitori di Nino, Vincenzo e Augusta, appena avviate le indagini si dimostrarono molto decisi nel voler soddisfare la loro sete di giustizia e purtroppo ancora oggi, portano avanti questa dura battaglia contro chi ha ucciso Nino e Ida e contro quello Stato che non ha ancora scoperto la verità. Da quel 5 Agosto ’89 Vincenzo Agostino non si taglia né barba e né capelli e continueranno a crescere finché non sarà stata fatta giustizia, ricordando così l’ingiusta morte di Nino, Ida e la bambina che ella portava in grembo.

Nuccia Ciambrone