Registrazione videomessaggio per Castelvetrano, le foto

Sabato 12 Febbraio 2011 alla Gabella di via Roma, insieme agli studenti del liceo Classico Ariosto che partecipano a “Percorsi di cittadinanza e legalità” delle scuole superiori di Reggio Emilia e al gruppo “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie”, abbiamo registrato un videomessaggio indirizzato agli studenti di Castelvetrano (in provincia di Trapani). La località siciliana è stata teatro di una vicenda preoccupante, quando lo scorso 19 gennaio in occasione dell’anniversario di nascita di Paolo Borsellino i presidi delle scuole del paese hanno vietato agli studenti di partecipare all’incontro pubblico con il Procuratore Ingroia e il pentito Calcara. Per vedere il video e per ulteriori info clicca qui. (clicca sulle foto per allargarle)

La Redazione di Cortocircuito

Il 27 Gennaio contro razzismo e mafie

Giovedì 27 gennaio 2011 a Reggio Emilia si terrà il convegnoMemoria e impegno contro culture razziste e mafie”.

L’incontro, per la parte “lotta di liberazione dalle mafie”, vedrà la presenza di Nicola Gratteri, procuratore antimafia di Reggio Calabria. Gratteri, autore dei libri “La Malapianta” e “Fratelli di sangue”, è il magistrato attualmente più esposto nella lotta contro la ‘ndrangheta.

Inoltre, per ricordare l’impegno e la memoria contro il razzismo e il significato della giornata della Memoria interverranno Nando Rinaldi, Direttore di Istoreco e Giacomo Notari, Presidente dell’ANPI di Reggio Emilia.

Il convegno, moderato dalla conduttrice del Tg di Teletricolore Cristiana Boni, sarà introdotto dai saluti di Sonia Masini, presidente della Provincia di Reggio Emilia, di Mauro Ponzi, presidente del Consorzio Sociale Romero e di Riccardo Pelli, Vicepresidente della Consulta Provinciale degli Studenti di Reggio Emilia e collaboratore fisso del giornalino studentesco Cortocircuito.

L’evento, di cui il giornalino studentesco Cortocircuito è media partner, è stato ideato dalla dott.ssa Rosa Frammartino.

Serata in ricordo del magistrato Antonino Scopelliti

Martedì 21 dicembre 2010 alle 21 in Gabella (spazio pubblico sotto l’arco di via Roma), a Reggio Emilia, si terrà un incontro pubblico con Rosanna Scopelliti, figlia di Antonino Scopelliti, magistrato ucciso dalla mafia nel 1991 e Aldo Pecora, fondatore del movimento antimafia “Ammazzateci tutti” e autore di “Primo sangue”, libro sulla morte del Giudice Antonino Scopelliti che sarà presentato nel corso della serata.

L’evento, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, è promosso da “Percorsi di cittadinanza e legalità“, curati dalla dott.ssa Rosa Frammartino, insieme ai “Giovani contro le mafie” e al giornalino studentesco Cortocircuito, media partner ufficiale dell’evento.

L’evento sarà condotto da Giulia Domenichini di Cortocircuito.

“Il 9 agosto 1991 il giudice Antonino Scopelliti venne ucciso in un agguato a Campo Calabro, lasciando la moglie e la figlia di sette anni, Rosanna, della cui esistenza, per motivi di sicurezza, pochissimi sapevano. La morte di Scopelliti, impegnato in quei giorni in Cassazione per il maxi-processo di Palermo, aprì di fatto la stagione delle stragi, il duro e ambiguo confronto tra Stato e mafia che avrebbe portato, poco dopo, alle morti di Falcone e Borsellino.”

(clicca sulla locandina a sinistra per allargarla)

Droga a Reggio Emilia, cosa ne sai? -sondaggio anonimo

In collaborazione con l’Osservatorio Civico Antimafie e i “Giovani a Reggio Emilia contro le mafie” stiamo cercando di raccogliere informazioni su quello che nella nostra città è un fenomeno in continua espansione e fonte di grande ricchezza per la criminalità organizzata: il traffico di stupefacenti. Abbiamo quindi pensato di realizzare un sondaggio per vedere concretamente come e dove avviene il commercio di droga a Reggio Emilia. Vi chiediamo dunque di aiutarci nello svolgere questa attività rispondendo a cinque semplici domande, le cui risposte rimarranno in completo anonimato. In questo modo non aiuterete solo noi, ma soprattutto la città e dunque anche voi stessi!

Grazie per la collaborazione,
la Redazione di Cortocircuito

IL SONDAGGIO E’ CHIUSO!

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1– Hai mai fatto uso di sostanze stupefacenti?

2– Se la tua risposta alla domanda 1 è “no”, conosci qualcuno che ne ha fatto uso?

3– Se la tua risposta alla domanda 1 è “si”, di quali sostanze hai fatto uso?

4– Dove le trovi?

5– Da chi le trovi? (es. amico, compagno di scuola, sconosciuto etc.)

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Leggi anche:

– Boicottiamo le mafie by La Redazione (qui anche i risultati del sondaggio)

Intervista a Roberto Scardova del Tg3

 

 

Scardova da noi intervistato

Roberto Scardova è vice caporedattore e inviato speciale del Tg3 nazionale. Nel corso della sua attività professionale si è dedicato agli avvenimenti che hanno segnato la recente storia italiana, temi sui quali ha condotto numerose inchieste per il Tg3 e la rubrica Primo Piano. Per lungo tempo è stato inviato in Afghanistan. Scardova è stato anche il primo giornalista italiano a raggiungere la centrale nucleare di Chernobyl dopo l’incidente al reattore numero 4. Ha curato i servizi, sempre per il Tg3, sull’assassinio in Somalia di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sin dal giorno della loro morte.

– Secondo lei dall’Afghanistan abbiamo sempre avuto un’informazione corretta? Ci è sempre stato raccontato tutto?

Fin dai tempi della guerra condotta in Afghanistan dall’Unione Sovietica l’informazione ha avuto delle grosse lacune, aumentate poi in particolare quando si è cercato di giustificare l’attacco che gli Stati Uniti imposero all’Afghanistan, in seguito all’attentato dell’11 Settembre alle famose torri gemelle di New York. In quell’occasione il motivo ufficiale dell’attacco degli Stati Uniti all’Afghanistan era isolare Bin Laden, in realtà poi si è scoperto che nessuno ha davvero cercato Bin Laden, tutti sapevano che Bin Laden era nascosto in certi luoghi dove le bombe e i bombardieri americani non sono mai arrivati. Tutti hanno poi saputo che Bin Laden si nascondeva in Pakistan: il Pakistan è uno dei principali alleati degli Stati Uniti d’America, ma anche questo non è mai stato detto.

Inoltre non si è mai detto che la guerra in Afghanistan è una guerra condotta contro una popolazione civile miserrima, di disgraziati, di poveretti che non hanno da mangiare, non hanno di che sfamarsi. I bombardamenti prima russi, poi americani e ora anche i talebani prima di tutto hanno distrutto le dighe, le risorse idriche, le centrali elettriche: vivere in Afghanistan era un inferno. Chi di noi (giornalisti, ndr) è andato in Afghanistan ha cercato di spiegare che più che la guerra bisognava portare la pace e ricostruire questo paese per avere un minimo di credito da parte dell’Occidente, questo purtroppo non è mai stato sottolineato abbastanza. continua a leggere …

Incontro con lo storico delle organizzazioni criminali Antonio Nicaso in Gabella

Antonio Nicaso, storico delle organizzazioni criminali, studioso e scrittore, nonchè uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta a livello internazionale, ha presentato il suo ultimo libro a Reggio Emilia. L’incontro si è tenuto il 10 dicembre 2010 alla Gabella, spazio sotto l’arco di via Roma, a Reggio Emilia, ed è stato condotto da Elia Minari del giornalino studentesco Cortocircuito.

L’iniziativa è nata dalla collaborazione di Cortocircuito con il progetto “Percorsi di cittadinanza e legalità” del consorzio cooperativo “Oscar Romero”.

 

Cosa ti aspetti dal mondo del lavoro?

Abbiamo realizzato un video con alcune brevi interviste ai giovani della nostra città sulle loro aspettative dal mondo del lavoro.

Il video è stato progettato per il convegno “Career Opportunities – Giovani e lavoro a Reggio Emilia” che si è tenuto il 6 dicembre 2010 nell’Aula Magna dell’Università di Modena e Reggio Emilia.

La Redazione di Cortocircuito

Se non visualizzi il video clicca qui.

(30 novembre 2010)

A Reggio Emilia è presente la mafia? – il cortometraggio

Assolutamente non penso, questo sentore me lo da il fatto che il tessuto sociale mi sembra abbastanza integro e sano”. E’ una delle tante risposte che abbiamo ricevuto dalla gente alla domanda: “Secondo lei, a Reggio Emilia è presente la mafia?”.

Pubblichiamo il cortometraggio, da noi realizzato, sulla presenza mafiosa a Reggio Emilia.

La Redazione di Cortocircuito

(3 Novembre 2010)

Se non visualizzi il video clicca qui.

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Vedi anche:

– 5 azioni che ogni cittadino può fare contro le mafie

 

Registrazione di “Cose Nostre”, le foto

Pubblichiamo alcune foto scattate ieri sera, mentre registravamo il collegamento tv da Reggio Emilia per “Cose nostre”, maratona televisiva nazionale per la legalità, che sarà trasmesso Venerdì 5 Novembre 2010 alle 20:00.

(clicca sulle foto per allargarle)

La Redazione di Cortocircuito

 

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Vedi anche:

– Il nostro collegamento tv per “Cose Nostre” (video)
– La rassegna stampa sul nostro collegamento per “Cose Nostre”
Giovani per la legalità: libro + dvd


Memorie di un amante (Angelo Vassallo)

Una serata come le altre. Tranquilla. Silenziosa. Era una serata in cui le mie preoccupazioni erano svanite nelle ombre e dovevano rimaner li finché l’aurora non le avrebbe illuminate nuovamente. Con la mente leggera correvo veloce, con la mia Audi grigia, fra le tante strade del mio paese perché,  a casa, mi attendevano. Amavo la mia famiglia tanto quanto la mia terra perché mi sapevano regalare grandi emozioni ma soprattutto mi sapevano riscaldare il cuore sempre e comunque.

Ero un folle per molti, un visionario per altri ma sono certo che è proprio grazie alla mia “follia”, se così si può definire, e alla mia voglia di porgere l’occhio verso il futuro che oggi la mia gente si trovi a vivere in gioia e serenità. Pollica è sempre stata la mia ragione di vita. I suoi cittadini, le sue case, le sue situazioni ed il suo mare saranno sempre parte di me. Ah.. Il suo mare.. Solcai le sue onde assaporandone gusto e odore . Fronteggiai molte volte le sue ire, sfidando il destino, uscendone sempre vincitore. Ero certo che il mare non sarebbe mai stata la mia tomba.

Correvo. Le luci dei lampioni mi illuminavano il cammino. Dovevo fare presto. Avevo una gran voglia di baciare mia moglie e di abbandonarmi, poi, nella grande notte salernitana. Imboccai, quindi, una piccola strada secondaria. Scalai un paio di marce facendo rombare il mio potente motore tedesco che, certamente, non avrebbe avuto alcun problema ad affrontare l’esigua salita che mi si celava dinnanzi.

L’orologio segnava le ore 22. Ad un certo punto, poco distante da me, comparve una macchina che, con i suoi due fari, mi disturbarono la vista. Anch’essa correva veloce ma in senso opposto al mio. Mi misi su un lato della strada, permettendo così il  transito anche se, in teoria, la viabilità era a senso unico. continua a leggere …

A Bologna prima nazionale del nuovo libro del procuratore capo di Catanzaro Gratteri e dello studioso Nicaso

Venerdì 28 ottobre 2016, alle 18, nella Cappella Farnese di palazzo D’Accursio a Bologna (piazza Maggiore) sarà presentato, in prima nazionale, il nuovo libro di: Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro e Antonio Nicaso, scrittore, studioso e storico delle organizzazioni criminali, uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta a livello internazionale.

Il titolo del libro è “Padrini e padroni. Come la ‘ndrangheta è diventata classe dirigente” edito da Mondadori.

Durante l’incontro, aperto alla cittadinanza, gli autori dialogheranno con Giuseppe Baldessarro, giornalista di Repubblica ed Elia Minari, coordinatore dell’associazione antimafia Cortocircuito.

L’incontro sarà aperto dal saluto del sindaco di Bologna, Virginio Merola, e dall’introduzione di Giulia Di Girolamo, consigliera comunale di fiducia del sindaco per la legalità del Comune di Bologna.

L’iniziativa, a ingresso libero e gratuito, è organizzata dal Comune di Bologna in collaborazione con Caracò Editore e Cortocircuito. Cura scientifica della dott.ssa Rosa Frammartino.

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Il magistrato Nicola Gratteri, nella sua attuale veste di procuratore capo di Catanzaro e prima come procuratore antimafia di Reggio Calabria, è impegnato da tanti anni in prima linea contro la ’ndrangheta, la criminalità organizzata calabrese. Dal 1989 vive sotto scorta ed è sfuggito a diversi attentati. Specializzatosi nella lotta al traffico internazionale di droga, ha contribuito alla cattura di oltre 120 latitanti. E’ stato titolare di inchieste che hanno portato alla decimazione dei vertici delle più importanti cosche, ha lavorato anche sulla strage di Duisburg, in Germania. Nicola Gratteri è il magistrato che conosce meglio le distorsioni che permettono alla ‘ndrangheta di prosperare in tutto il mondo.

Invece Antonio Nicaso, studioso e storico delle organizzazioni criminali, è uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta a livello internazionale. Insegna storia delle organizzazioni criminali negli Stati Uniti. Nel 1995 ha pubblicato “Global mafia”, un libro che per la prima volta ha introdotto e spiegato il concetto di partenariato criminale. 

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Vedi anche:

– “La ‘Ndrangheta di casa nostra. Radici in terra emiliana”: la video-inchiesta
– 
La video-inchiesta “Non è successo niente. 40 roghi a Reggio Emilia”
– Il quotidiano La Repubblica: “La mafia emiliana braccata dagli studenti di Cortocircuito”
– Intervista del web-magazine “AgoraVox” sulle iniziative di Cortocircuito
– Sul Corriere della Sera: “Cortocircuito, la web tv degli studenti-reporter che combatte la mafia”
– Elia Minari di Cortocircuito premiato dal presidente del Senato al Vertice Nazionale Antimafia a Firenze

Incontro con il magistrato Marco Imperato

Venerdì 8 ottobre 2010, alle ore 21.00, incontro pubblico allo spazio “Gabella”, sotto l’arco di via Roma a Reggio Emilia, con il magistrato Marco Imperato. Marco Imperato è anche membro dell’Associazione Nazionale Magistrati. 

La Redazione di Cortocircuito

 

 

 

Post-terremoto all’Aquila, l’Antimafia indaga su Reggio

La Procura Distrettuale Antimafia dell’Aquila, che da tempo sta indagando sulla ricostruzione post-terremoto in Abruzzo, ha messo gli occhi anche su alcune imprese reggiane in odore di ‘ndrangheta. Accertamenti sarebbero in corso da qualche giorno anche nella nostra provincia. Secondo quanto si è appreso, in particolare, a confortare questa tesi vi sarebbero dichiarazioni di collaboratori di giustizia e intercettazioni telefoniche. Alle prime battute di queste indagini sugli appalti per la ricostruzione del terremoto in Abruzzo, all’Aquila erano scattate le manette per sei persone, legate al clan dei casalesi. Ora la svolta: anche l’ndrangheta, e in particolare le cosche già radicate in Emilia hanno messo le mani su questo business“.

La notizia di questo nuovo inquietante filone di indagine arriva a Reggio all’indomani della firma del protocollo antimafia per i lavori della Tav. Ricordiamo che anche la costruzione della Tav nella tratta Reggio-Parma, quasi un anno fa, aveva avuto problemi simili:

19 Ottobre 2009, indagini della Direzione investigativa antimafia a carico dei un’ impresa di Gela, secondo gli investigatori, «imparentata» con una famiglia mafiosa – che ha operato nei cantieri TAV (Treno ad alta velocità) nella tratta Reggio Emilia-Parma.

Questa è l’ennesima prova che le mafie hanno una consistente presenza a Reggio Emilia. Spesso però questa presenza è sottovalutata e schivata.
Le attività gestite nella nostra città dai clan mafiosi sono traffico di droga, edilizia, autotrasporti, estorsioni, gioco d’azzardo, settore del divertimento. I clan presenti all’interno della nostra città sono molteplici: Casalesi, ‘Ndrangheta (Grandi Aracri-Nicoscia, Arena-Dragone).

La Redazione di Cortocircuito

Cineforum, Vedere per Informare

Il Collettivo Studentesco Locomotori presenta una rassegna cinematografica che tocca i più svariati temi. Ecco il programma:

25/09/2010 Economia Capitalism: a love story
02/10/2010
 Mafie Alla luce del Sole
16/10/2010 Ambiente Una Scomoda Verità
23/10/2010 Televisione 
Videocracy

Tutti i film saranno proiettati in Gabella (spazio del Comune sotto l’arco di Via Roma) a partire dalle ore 18.00.

Inchiesta: la verità sull’immigrazione (partendo dai luoghi comuni)

tre ragazze da noi intervistate

Da quest’inchiesta, realizzata dalla redazione di Cortocircuito nell’estate 2011, ha preso spunto il cortometraggio “Noborder, senza confini”, clicca qui per vederlo.

Siamo andati in giro per il centro storico della nostra città ad intervistare qualche nostro coetaneo per chiedergli il suo parere sull’immigrazione, partendo da alcuni diffusissimi “luoghi comuni” sull’argomento. Dopo abbiamo letto accuratamente i documenti in merito sui siti del Ministero dell’Interno, della Banca d’Italia, dell’Istat e di altri Istituti si Ricerca per vedere se i “luoghi comuni” sull’immigrazione corrispondono ai DATI. Leggete di seguito cosa abbiamo scoperto! …il testo è un po’ lungo, ma ne vale la pena.

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1- Stupri, rapine, scippi, …ascoltando i telegiornali e leggendo i quotidiani risulta evidente cha la presenza di immigrati sul nostro territorio incrementa considerevolmente il numero di reati. Secondo te è vero che la presenza di immigrati aumenta la delinquenza?

– Riccardo Menozzi ed Edoardo Talignani: Si, si …
– Matteo Foracchia: E’ un fenomeno che comunque alimenta il mercato nero e anche di scippi e delinquenza.
– Elisa Valli: Secondo me c’è, più che altro poiché arrivano persone che hanno brutte intenzioni …
– Gaetano D’Angelo: Alla grande!
– Wael Hussein: Fai te vecchio, l’immigrazione …si, per forza.
– Andrea Delrio: Si sempre.
– Federico Rossi: Secondo me loro vengono in Italia per fare dei casini, perché se li fanno nei loro paesi ci sono troppe leggi …e “gli fanno il culo”.
– Eleonora B.: Purtroppo è brutto generalizzare, ma se guardiamo le percentuali dei casi sono sempre queste persone.
– Jean Claude: Assolutamente si!
– Alessandro Ferretti: Secondo me, l’immigrazione porta a tante brutte cose.

grafico n°1

Nonostante la presenza di immigrati in Italia, come illustra la linea blu di questo grafico (n°1), negli ultimi 20 anni sia aumentata vertiginosamente e più di ogni altro paese europeo (dal 1998 al 2008 la crescita è stata del 246%, fonte Istat), la delinquenza non è aumentata sostanzialmente. Infatti come illustra chiaramente lo stesso grafico (n°1), ottenuto da un sondaggio Istat – Ministero degli Interni, nel 2003 si sono commessi lo stesso numero di crimini del 1996 e nel 2007 il numero di reati è stato simile al 1991. L’aumento di crimini che vediamo tra il 2006 e il 2007 è dovuto invece all’indulto.

In sostanza negli ultimi 15 anni, nonostante il forte aumento dell’immigrazione, il numero totale dei crimini non ha avuto un aumento significativo. Ad ogni modo, a confermare questa tesi vi è anche un rapporto della Banca d’Italia che, attraverso studi econometrici, dimostra che l’aumento del numero di immigrati non causa un aumento del numero di crimini.

Eppure un sondaggio ISPO, che risale al 2003, mostra come il 57,4% degli italiani -come i ragazzi da noi intervistati- vede l’immigrazione come fonte di delinquenza. continua a leggere …

Una barba di ingiustizia

Sono passati 21 anni. Era il 5 agosto 1989, giorno in cui l’agente Nino Agostino e la moglie Ida vennero uccisi davanti all’abitazione della famiglia Agostino da uomini-bestie mafiosi. Nino era un poliziotto “scomodo” a Cosa nostra, poiché aveva scoperto fatti relativi all’attentato fallito destinato a Giovanni Falcone all’Addaura.

Dopo 21 anni cosa è rimasto? Disperazione, dolore, tristezza e angoscia per la perdita di Nino e Ida, ma soprattutto rabbia: giustizia non è stata fatta, gli assassini e i mandanti dell’omicidio sono ancora liberi e sul caso è stato apposto il segreto di Stato. Quel giorno la famiglia si era ritrovata per festeggiare il compleanno della sorella di Nino e, quella che doveva essere una giornata serena, si trasformò in tragedia quando Nino e Ida uscendo di casa furono colpiti dai proiettili dei mafiosi che scapparono via infami e contenti.

I genitori di Nino, Vincenzo e Augusta, appena avviate le indagini si dimostrarono molto decisi nel voler soddisfare la loro sete di giustizia e purtroppo ancora oggi, portano avanti questa dura battaglia contro chi ha ucciso Nino e Ida e contro quello Stato che non ha ancora scoperto la verità. Da quel 5 Agosto ’89 Vincenzo Agostino non si taglia né barba e né capelli e continueranno a crescere finché non sarà stata fatta giustizia, ricordando così l’ingiusta morte di Nino, Ida e la bambina che ella portava in grembo.

Nuccia Ciambrone


Pericle – Discorso agli Ateniesi, 431 a.C

 

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato. Ma non come un atto di privilegio, bensì come una ricompensa al merito. E la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e nonostante in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, ebbene però tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia. Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versatilità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui, ad Atene, NOI facciamo così.

La mafia è anche una nostra creazione

Per quanto mi ostini a volerlo fare non riesco a parlare di mafia senza trovarmi di fronte ad un muro di banalità. Come sconfiggere questi parassiti se hanno ormai invaso le nostre coscienze e la nostra vita quotidiana? Il rigurgito e l’odio non sono abbastanza forti, e soprattutto non sono abbastanza plasmabili per essere compressi. Allora mi chiedo come siamo arrivati a tal punto e mi dico in fondo che molto semplicemente la mafia è anche una nostra creazione. Perché mentre piegava le sue vittime e questo cancro mostruoso cresceva ed andava in metastasi gran parte delle persone rimaneva intorpidita dalla normalità giornaliera, crogiolandosi nei piaceri che una vita irreale ed apatica poteva offrire.

Certo molte persone non potevano rimanere insensibili quando magistrati molto popolari venivano fatti saltare in aria e giornali e telegiornali davano la notizia come se stesse finalmente per cambiare qualcosa e che lo stato finalmente avesse deciso di “fare lo Stato”. Ma qui si snoda anche in parte quel gomitolo di bugie ed ipocrisie, perché dopo una decina di giorni tutto questo sentimento popolare di disgusto è stato totalmente sedato come se nulla fosse successo; non a caso qualcuno disse che l’antimafia in Italia poteva essere fatta soltanto la settimana successiva ad una strage.

Le marionette sono tornate a fare quello per cui sono state progettate, ovvero consumare e produrre, delegando e lasciando con falsa fiducia che il problema lo risolvesse qualcun altro; perché il problema era reale ma l’uomo medio non può nulla, secondo la sua concezione è totalmente dipendente dalle decisioni di uomini più importanti di lui che vede ogni dannatissima sera in televisione e che ormai non sono più cittadini al suo pari ma icone, idoli e forse anche “star”. L’uomo medio è colui che afferma che la situazione ormai è irreversibile e che non si può più far nulla, ed è forse egli stesso la causa oppure soltanto una conseguenza della deriva morale di questo paese (spero che quando parlo di uomo medio si capisca che non mi riferisco all’italiano in generale ma ad un modello standardizzato dai mass media).

Falcone e Borsellino

Vorrei che le persone, e so che c’è ne sono molte, parlassero e si esprimessero tra di loro e capissero che magari davanti a se hanno altri esseri umani, e poi altri ancora che vogliono davvero impegnarsi per risolvere il problema, perché quello che questo sistema ostile sta generando purtroppo è proprio quello di allontanare le persone rinchiudendole dentro stupide categorie, il comunista, il fascista ecc. La giustizia è una sola.

Vorrei che le persone cominciassero sentirsi cittadini, vorrei che si fermassero un attimo a guardare questa frenesia, che si rendessero conto per chi o per cosa corrono come dei pazzi ogni giorno. Vorrei che la gente cominciasse a sentirsi libera e che contagino anche le persone intorno a loro di questa malattia meravigliosa. Quella libertà che vuol dire anche fermare una persona per strada e parlargli esprimendo tutto quello che si ha senza paura. E allora forse le persone si renderebbero conto che la politica è la loro vita e non televisione, che sconfiggere la mafia è importante per il proprio futuro e per il futuro dei propri simili e probabilmente non avremmo più bisogno neanche di queste mummie che fanno di continuo la loro comparsata nei telegiornali o nei programmi di approfondimento perché semplicemente non avremo più bisogno di chi parla e decida per noi.

Oggi ho capito che la mafia si sconfigge ogni giorno dentro di noi e che possiamo vincere questa guerra vivendo e amando ogni giorno aprendosi alla vita, tutto il resto viene di conseguenza.

Enrico Colaci

 

Il viaggio della Memoria

Pubblichiamo il diario del “Viaggio della Memoria”, un’esperienza molto interessante e toccante organizzata da Istoreco per gli studenti delle scuole superiori di Reggio E. e provincia. Un’esperienza, crediamo, indispensabile al bagaglio culturale di ogni individuo, per evitare oggi e in futuro ogni nuova forma di razzismo, discriminazione e violenza.

Un breve estratto di questo testo sarà pubblicato anche sul 3° numero della versione cartacea di Cortocircuito.

16 Febbraio 2010
Partenza

«Auschwitz si avvicina sempre di più: sarà come ce l’aspettiamo?». Se lo chiedono i ragazzi delle scuole superiori reggiane che hanno intrapreso la prima tappa del Viaggio della Memoria 2010 organizzato da Istoreco. In totale saranno quasi 1000 persone a visitare i tristemente celebri campi di sterminio e concentramento di Auschwitz e Birkenau e la città di Cracovia, in tre distinti viaggi da metà febbraio sino al 6 marzo.

Il primo viaggio è partito nella mattinata di lunedì scorso, 15 febbraio, con sei pullman e 350 passeggeri, fra studenti e insegnanti degli istituti Corso di Correggio, Tricolore, Comix, Filippo Re e Moro di Reggio, il D’Arzo di Montecchio, oltre a diversi privati cittadini. Dopo 36 ore di viaggio i ragazzi hanno raggiunto Cracovia e ora si preparano a visitare i campi di sterminio e la città, pronti a conoscere realtà che sino ora sono state raccontate loro a parole, in tanti incontri preparatori. Ma la realtà potrebbe essere diversa, ancora più forte.

Una redazione itinerante di studenti e operatori di Istoreco racconta questo viaggio per la Gazzetta d Reggio. Tre gruppi distinti, uno per ognuno dei tre Viaggi in programma: nella prima tornata i narratori sono Elisa Scarpa (Città del Tricolore), Giorgia Grisendi (Liceo Silvio D’Arzo di Montecchio Emilia), Luca Bassi, Serena Tassone, Chiara Caroli e Giacomo Ferrari (Istituto Scaruffi) assieme a Matthias Durchfeld e Steffen Kreuseler di Istoreco.

«Alle 5 della mattina del 15 febbraio siamo partiti dal Tribunale di Reggio Emilia per iniziare il Viaggio della Memoria», raccontano. «Sentimento comune era la stanchezza per la levataccia, vinta, però, dalla voglia e dalla grinta di partire che superavano l’inquietudine per ciò che ci attendeva». Come è iniziato il viaggio? «Dopo un’oretta di sonno collettivo c’era già chi cantava e chi giocava, spezzando la monotonia del percorso; c’erano gli autisti dei pullman che fingevano di sorpassarsi come in una gara, incitati dagli studenti; ma alla fine si arrivava tutti puntuali alle stesse fermate… Risultato? Autogrill traboccanti di euforici adolescenti italiani desiderosi di sgranchirsi le gambe».

Qual è la compagnia? «I pullman sono pieni di ogni genere di persone di tutte le età: ragazzi, professori, accompagnatori di Istoreco, partigiani… una varietà di esperienze che ha arricchito tutti. Insieme abbiamo guardato film a tema come “L’Onda”, di Dennis Gansel; questo film in particolare ci ha fatto capire ancora meglio le cause di ciò che è stato e può ancora, realmente, accadere».

Le ore di viaggio sono tante, e ogni corriera combatte il tempo a modo suo, e le scelte cinematografiche variano: «In un altro pullman si è visto il film truculento “Bastardi senza Gloria” di Quentin Tarantino, che parla della vendetta contro i nazisti di un particolare gruppo di “partigiani americani” tutti ebrei». Intanto si prosegue: «E via che si va, si prosegue fino al confine austriaco, non per visitare la bella nazione, ma con l’unico fine di attraversarla e raggiungere la Repubblica

Ceca – spiegano i ragazzi –. Una notte di sosta a Brno e di nuovo in pullman alle 7, armati di tanta pazienza e per utilizzare al meglio il tempo ci è stata raccontata una vicenda sulla Shoah della famiglia di una nostra guida». Martedì, finalmente, si giunge a destinazione: «All’ora di pranzo finalmente eccola: Cracovia, nella fredda Polonia, bellissima città gotica e innevata. Auschwitz si avvicina sempre di più: sarà come ce l’aspettiamo?».


17 febbraio 2010
Auschwitz

Il primo e più immediato paragone che viene in mente a noi ragazzi è con l’Inferno della Divina Commedia. Lo ricorda anche Primo Levi in una delle pagine più memorabili di “Se questo è un uomo” quando cerca una metafora che possa restituirci una resa a quello che stava vivendo.

A noi testimoni pare che il paragone traballi: se nell’oltretomba dantesco il Poeta riesce a descrivere i peccatori che sono tali perché hanno commesso delitti e azioni riprovevoli, qui l’indicibile la fa da padrone e i peccatori sono innocenti, i dannati non hanno colpe da espiare, il mondo è rovesciato come nell’imbuto infernale e il contrapasso si fonde nell’assurdo per cui gli assassini giudicano le vittime. Alle 7.30 siamo partiti alla volta di Auschwitz. Durante il viaggio di un’ora e mezza hanno cominciato a farsi strada fra noi le prime tensioni e aspettative. Durante la mattina, accompagnati dalle guide, abbiamo visitato la parte più grande e atroce: Birkenau, il campo di sterminio.

Il paesaggio si presentava gelido e innevato, trasmettendoci desolazione. Ripercorrere il sentiero sul quale milioni di persone hanno camminato incontro alla morte non è stato semplice e ci guardavamo attorno vedendo nei nostri passi e nei nostri occhi la disperazione di chi ha realmente vissuto questo inferno. Sullo sfondo, dietro le rovine di baracche e forni, un bosco di betulle quasi incantato si imponeva al cielo contrastando le terribili immagini di sofferenza e disumanità che il posto silenziosamente raccontava. Qualche rosa, piantata nella neve, dava segno di compassione e rispetto per coloro che avevano dato la vita in quei luoghi. Finita la visita di Birkenau, la pausa pranzo ha rotto momentaneamente la tensione che si era creata tra noi.

Nel pomeriggio abbiamo visitato Auschwitz 1. Passando sotto alla tristemente famosa scritta “Arbeit Macht Frei” comune a più campi di concentramento, siamo rientrati nel clima di inquieta curiosità. Le prove materiali di ciò che era successo ci hanno fatto capire sempre meglio l’enorme atrocità della tragedia avvenuta. Abbiamo concluso la nostra visita all’interno dell’unico forno crematorio rimasto intatto in tutto il campo. L’orribile vista di questo luogo ha portato a termine la nostra esperienza all’interno dei campi, rispondendo alla nostra domanda principale: era come ce lo aspettavamo? Molto peggio, purtroppo.

Il freddo è pungente e il vento è tagliente come lame ghiacciate. Siamo tutti stretti nei nostri giacconi a combattere il gelo, ma sono ben poche le lamentele che osano affiorare alle nostre labbra: quello che ci circonda stringe i cuori di tutti in una morsa dolorosa che ci costringe al silenzio. Ascoltiamo la guida descriverci ciò che di più aberrante abbiamo mai sentito, guardando scheletri di memorie tramutate in parole disperse attorno a noi. ?Siamo in un recinto di morte disumana, presenti come entità completamente estranee a quel destino che ha toccato e incenerito molto più di un milione di persone. Siamo qualche gruppetto di ragazzi che ha deciso di passare per l’inferno per vedere com’è. Siamo fiammelle di vita che tremano a guardare negli occhi una morte spietata che ci osserva immobile e lontana, ma fin troppo presente nelle macerie di camere a gas e forni crematori.


18 febbraio 2010
Cracovia

Siamo vicini alla fine di questo nostro viaggio. Abbiamo vissuto moltissime esperienze e  ollezionato emozioni forti e importanti, che lentamente stiamo assimilando e accettando. Oggi è arrivato il momento di visitare il lussuosissimo Castello di Wawel, con la relativa Cattedrale dei  Santi Stanislao e Venceslao, il quartiere ebraico Kazimierz e il Ghetto di Cracovia, di cui sono  rimaste solo poche tracce visive; infatti, quasi tutti gli edifici che in passato imprigionavano gli ebrei sono stati rimodernizzati e adibiti ad altre attività.

Durante il nostro percorso, la guida ci ha illustrato anche i luoghi nei quali è stato girato il film “Schindler’s List” di Steven Spielberg, tratto da una storia realmente accaduta, nella quale il ricco tedesco Oskar Schindler, in affari coi nazisti, assume a lavorare nella sua fabbrica circa 1200 ebrei, salvandoli dai campi di concentramento e, quindi, dalla morte certa; proprio per questo Oskar Schindler verrà riconosciuto, il 18 luglio 1967, “Giusto tra le nazioni” e considerato come un eroe. Tutto ciò, ci ha permesso di ricordare e comprendere al meglio la realtà ormai sbiadita dal tempo; i luoghi dai quali passava la nostra visita, infatti, risultavano molto familiari agli occhi di chi aveva visto questo film.

Nel pomeriggio, il nostro cammino è proseguito verso il Castello di Wawel, dove la guida ci ha illustrato le bellissime e sfarzose stanze reali; ai piedi del castello, inoltre, si presentava ai nostri occhi uno spettacolo mozzafiato: lo scorrere del fiume Vistola, che taglia in due la città di Cracovia.

Infine, dopo avere visitato la bellissima Cattedrale dei Santi Stanislao e Venceslao, che sorge a fianco del Castello, siamo tornati sul pullman e ci siamo diretti verso l’albergo, pronti ad affrontare il nostro ultimo giorno del Viaggio della Memoria

19 febbraio 2010
Commemorazione di Auschwitz

La settimana in Polonia è giunta al termine per tutti noi. Questa mattina ci siamo recati nuovamente a Birkenau, pronti a commemorare le persone che in quell’inferno sono state incenerite. Ognuno di noi ha avuto la possibilità di assimilare e rielaborare ciò che abbiamo visto. Insieme abbiamo scambiato idee e sensazioni e davanti al vagone posto all’entrata del campo abbiamo dato voce all’amarezza e al dolore.

Abbiamo letto i nostri pensieri, cantato e, indirettamente, ci siamo posti un giuramento di lotta pacifica contro ogni nuova forma di razzismo, discriminazione e violenza. Essere venuti a contatto con una realtà storica come questa, ci ha permesso di maturare e di crescere, e siamo decisi a non dimenticare.  Dopo la celebrazione, ci son stati distribuiti dei garofani, con l’obbiettivo di posarli nei luoghi che più ci avevano colpito: più di 300 persone giravano per il campo, a lasciare un profumato pezzo di cuore nella gelida neve. Centinaia di piccoli semi d’amore sono stati piantati per soffocare l’odio e la distruzione.

Stiamo per tornare a casa, per riprendere la vita di tutti i giorni, ma qualcosa in noi è cambiato: guardiamo il mondo molto più coscienti della realtà violenta che ci circonda. Noi ora gridiamo BASTA!, siamo uniti e faremo la nostra parte per mantenere il rispetto intorno a noi. Un enorme grazie a Istoreco e a tutti colori che ci hanno permesso di vivere questa indimenticabile esperienza.

Elisa Scarpa (Città del Tricolore), Giorgia Grisendi (Liceo D’Arzo di Montecchio Emilia – RE), Luca Bassi, Serena Tassone, Chiara Caroli e Giacomo Ferrari  (Scaruffi).


Elucubrazioni mentali su questa cosa chiamata mafia

Che cos’è la mafia? A tale quesito ognuno immagina fatti più o meno differenti: chi pensa a pistole e omicidi, chi a denaro sporco ed estorsioni, chi a raccomandazioni e favoreggiamenti, chi a onore e silenzi e chi ricorda piccoli e grandi uomini. Ma qualsiasi immagine noi ne abbiamo, questo sistema che si ritiene lontano da ogni moralità ed etica, è più vicino di quanto si immagini.

La mafia, purtroppo, è un sistema che agisce nel silenzio; un silenzio minaccioso che sopprime qualsiasi cosa e qualsiasi uomo,in cui uno sguardo è di troppo e una parola manca ed è grazie a questo tacere che le organizzazioni mafiose crescono giorno dopo giorno nutrendosi di corruzione e istituzioni, parole e silenzi, povertà e denaro, amore e odio e di fiori e pistole.

Perciò, la lotta alla mafia non è solo la disapprovazione a un’organizzazione che non si tollera, ma questa lotta deve essere la luce che aiuti a illuminare il sentiero di speranza verso la giustizia delle vittime di questo sistema malato. E non importa se combattendo qualcuno dubiterà della fede nei nostri ideali, ma se daremo la speranza anche solo ad un giovane o ad una donna, la nostra battaglia l’avremo già vinta.

Nuccia Ciambrone (scuola Chierici)

La cultura è il cammino della libertà, “Nessuno libera nessuno, nessuno si libera da solo: gli uomini si liberano nella comunione” (Paulo Freire, “La pedagogia degli oppressi”, EGA Editore, Torino).
Possiamo costruire la nostra libertà, durerà nel tempo solamente se le sue fondamenta saranno fatte di Cultura; non possiamo essere liberi senza sapere di poterlo essere. Il grande compito degli oppressi: liberare se stessi e i loro oppressori.

“Se la mafia è un’istituzione anti-Stato che attira consensi perché ritenuta più efficiente dello stato, è compito della scuola rovesciare questo processo perverso, formando giovani alla cultura
dello stato e delle istituzioni” (Paolo Borsellino).

Sarà la Scuola a sconfiggere la mafia, l’essenza dell’educazione come pratica di libertà, nella scuola c’è parola, lavoro, azione e riflessione; queste pratiche se saranno colorate di democrazia, se saranno messe a disposizione di tutti, allora i diritti di questi verranno rispettati. Educare alla legalità, significa anche riconoscere l’altro nella sua sostanza, nella sua realtà, solo su questo terreno potrà nascere un prato contaminato ma fertile. Scuola come crogiolo di parole: semi piantati, stabili, ricche di senso e governate dalla razionalità capaci di ispirare ognuno al rispetto di regole condivise.

Credo che per combattere la criminalità organizzata non basti il lavoro dei Giudici se pur fondamentale, penso che la politica repressiva dello stato non abbia alcun senso; diventa necessario intervenire nei luoghi frequentati da giovani, la Scuola può essere determinante, aiuta un giovane a crescere in armonia con se stesso e a rispettare l’individuo. “Se nulla resterà di queste pagine, speriamo che resti almeno la nostra fiducia nel popolo. La nostra fede negli uomini e nella creazione di un mondo dove sia meno difficile amare.” (Paulo Freire, “La pedagogia degli oppressi”, EGA Editore, Torino).

Eduardo Raia (scuola Magistrali)

Più di 2000 giovani il 1° marzo 2010 hanno sfilato per le strade di Reggio Emilia per dire un fermo NO a tutte le mafie. E’ stato una giornata di festa e di riflessione per la nostra città. “La mafia uccide, il silenzio pure” era scritto su uno dei tanti striscioni del lungo colorato corteo.