Incontro con l’ex magistrato Antonio Ingroia su Costituzione e trattativa Stato-mafia

Giovedì 27 giugno 2013 incontro alla “Gabella”, in via Roma a Reggio Emilia, con Antonio Ingroia, ex procuratore antimafia di Palermo e pm nel processo sulla trattativa Stato-mafia.

A condurre l’incontro Elia Minari dell’associazione culturale antimafia Cortocircuito.

L’evento, dal titolo “S.O.S. Costituzione”, è stato organizzato dal periodico di informazione locale Zon@civica in collaborazione con alcune associazioni. Ha introdotto Donato Vena, direttore di Zon@civica. E’ intervenuto Mauro Bortolani, “Associazione reggiana per la Costituzione”.

 

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[articolo pubblicato sul nuovo quotidiano “Prima Pagina Reggio” il 29 giugno 2013]

di Luca Gemmi

È un Ingroia inedito quello intervenuto giovedì sera (27 giugno 2013, ndr) nell’affollatissima sala della “Gabella”. L’ex pm, protagonista di importanti processi a mafiosi e politici, pochi giorni fa ha deciso di lasciare la magistratura per dedicarsi interamente alla politica. Tema principale della serata è stata la Costituzione, ma la discussione ha toccato anche temi caldi come magistratura e trattativa Stato-mafia. Ad organizzare l’evento il periodico Zon@civica, il cui direttore Donato Vena ha introdotto la serata, insieme all’associazione Cortocircuito.

La prima invettiva è contro i poteri forti, politici ed economici: «Siamo dentro un processo di crisi della democrazia nel quale le opportunità del cittadino di incidere nei processi decisionali è ridotto al minimo, perché sono le élite economiche a decidere i destini delle nazioni», ha attaccato l’ex pm. «C’è un’insofferenza dei poteri finanziari, che realmente governano il mondo, verso la democrazia, che è per loro un impaccio».

Una pesante critica anche ai progetti di riforma costituzionale del governo: «L’obbiettivo è quello di trasformare il Stato di diritto democratico in autoritario. La riforma di tipo presidenzialista – continua – è un modo di concentrare il potere nelle mani dell’esecutivo, che a sua volta è più facilmente controllabile dai poteri economici».

Il secondo grande imputato alla sbarra dell’ex pm è proprio la magistratura, che «non è un corpo estraneo rispetto alla politica. La magistratura ha portato sulle spalle per decenni la responsabilità storica dell’impunità della classe dirigente, è stata complice. E questo è andato avanti con un silenzio generalizzato». Oggi i magistrati “per bene” sarebbero la maggioranza, «ma non significa che sia scomparsa la magistratura che volta le spalle. Non è che tutti i politici sono cattivi e i magistrati buoni».

L’ex pm, incalzato dalle domande di Elia Minari del giornalino studentesco indipendente Cortocircuito, ha parlato anche delle indagini sulla trattativa Stato-mafia. «La trattativa fra politica e mafia è iniziata attorno al 1860, con la nascita dello Stato italiano». Un rapporto che è continuato per tutta la storia recente: fascismo, sbarco in Sicilia degli Alleati, strage di Portella della Ginestra, fino al pool antimafia degli anni ’80 e i primi magistrati “incontrollabili”, che fanno saltare il meccanismo.

La rottura arriva però con il Maxiprocesso e la stagione delle stragi: «Da quel momento in poi la trattativa è sopratutto politica, la mafia vuole porre delle nuove condizioni per la convivenza con lo Stato. Lo Stato si sente in ginocchio e per salvare la vita ai politici manda i suoi uomini a trattare con la mafia».

Articolo di Luca Gemmi