‘Ndrangheta negata per anni: in Germania, come a Reggio Emilia. All’università incontro con la giornalista tedesca d’inchiesta Petra Reski

Presentazione del libro “Sulla strada per Corleone. Storie di mafia tra Italia e Germania” con l’autrice Petra Reski, giornalista tedesca.

Giovedì 14 marzo 2013 alle ore 15 all’Università di Reggio Emilia, in viale Allegri. Coordina l’incontro Elia Minari della redazione di Cortocircuito.

Saluti di Dino Giovannini, direttore scientifico della biblioteca dell’Università di Modena e Reggio Emilia e introduzione di Pinuccia Montanari, direttore tecnico della biblioteca dell’Università di Reggio e referente del progetto “Sostenibilità ambientale”. Evento promosso dal progetto ”Percorsi di Cittadinanza e Legalità” del Consorzio Oscar Romero. Cura scientifica di Rosa Frammartino. In collaborazione con la Provincia di Reggio Emilia e la Regione Emilia Romagna.

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Petra Reski (a sinistra) intervistata da Elia Minari

[articolo pubblicato sul nuovo quotidiano “Prima Pagina Reggio” il 18 marzo 2013]

Per anni il radicamento della ‘ndrangheta è stato ignorato, negato, taciuto, fino a quando il fenomeno è diventato talmente palese da non potere più essere nascosto. Sembra la storia delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel nord Italia, inclusa Reggio, in realtà è accaduto anche in Germania, come ha raccontato la giornalista tedesca Petra Reski in un incontro pubblico all’università di Reggio, promosso dall’ateneo insieme al consorzio Oscar Romero e alla Provincia. A coordinare il dibattito è stato Elia Minari, collaboratore del giornale studentesco Cortocircuito.

La Germania ha conosciuto la ‘ndrangheta solo il 15 agosto 2007, con la scioccante strage di Duisburg, invece «le mafie “conoscono” la Germania dagli anni ’70», ha affermato Reski. La giornalista tedesca dopo gli oltre 70 colpi sparati a Duisburg nel ristorante-pizzeria “Da Bruno”, per cui in primo grado sono stati inflitti otto ergastoli, ha deciso di fare nomi e cognomi delle persone che secondo il rapporto del BKA, la polizia federale tedesca, sono collegate con la ‘ndrangheta. Un duro colpo inferto all’organizzazione criminale che è costato caro a Reski: intimidazioni, minacce e querele. Fino a trovarsi costretta a cancellare alcune pagine del suo “Santa Mafia”, nonostante riportassero testualmente alcuni rapporti della polizia criminale. Da allora il libro “Santa Mafia” in Germania, dove Reski è famosa per le sue inchieste, è stato ristampato con alcune pagine annerite, destando parecchio scalpore.

La locandina dell’evento

Leggendo il rapporto del BKA, in parte riportato anche nel nuovo libro di Petra Reski “Sulla strada per Corleone”, si scoprono dati scioccanti: 229 clan di ‘ndrangheta in Germania gestirebbero oltre 300 ristoranti, 61 dei quali riconducibili al solo clan Pelle-Romeo, a cui erano affiliate le sei vittime della strage di Duisburg. Reski ha spiegato che la ‘ndrangheta in Germania predilige i ristoranti-pizzeria come base per i propri traffici perché oltre le Alpi «le intercettazioni nei locali pubblici sono vietate. Inoltre attraverso i ristoranti è possibile riciclare denaro frutto di altre attività», ben lontane dall’arte culinaria. Un altro aspetto da considerare è la possibilità, offerta dalla gestione di un locale, di potere intrattenere relazioni anche con persone del mondo imprenditoriale e politico, senza destare sospetti. A questo proposito è stato sottolineato che «le organizzazioni mafiose, in Germania come nel nord Italia, si radicano perché qualcuno accetta i soldi e i voti delle mafie. Altrimenti non conterebbero nulla». Alla domanda: cosa ha fatto la Germania dopo la strage di Duisburg per contrastare la  ‘ndrangheta? La giornalista tedesca ha risposto con un laconico «nulla», ribaltando l’immagine comune di un paese efficiente e rigido.

Nel corso del dibattito hanno preso la parola anche Dino Giovannini, docente di psicologia sociale, Pinuccia Montanari, direttrice tecnica della biblioteca dell’università, Ilenia Malavasi, assessore all’istruzione della Provincia di Reggio, Rosa Frammartino, responsabile del progetto “Percorsi di cittadinanza e legalità” e l’attrice Roberta Bedogni. Tra il pubblico era presente anche il presidente della Camera di Commercio Enrico Bini, tra i primi a lanciare l’allarme sulla presenza della ‘ndrangheta nella nostra città.

«Non solo la ‘ndrangheta, ma anche Cosa Nostra è da sempre interessata alla Germania. Un esempio? La moglie, due figli e il fratello del boss Bernardo Provenzano hanno soggiornato nel territorio tedesco. E non facevano certo parte degli emigrati con la scatola di cartone», ha concluso Petra Reski.